L'audio documentario "Soldati di Badoglio" ripercorre, attraverso numerose testimonianze dirette, la vicenda dei militari italiani catturati dai tedeschi e reclusi nei campi di prigionia e di lavoro coatto del Reich all'indomani dell'armistizio, l'8 settembre del 1943.Una storia che ha riguardato oltre seicentomila militari italiani: tutti quelli che, dopo la cattura e durante la permanenza nei lager, si sono rifiutati di collaborare con i nazisti o con la Repubblica di Salò e dunque di arruolarsi nella Wehrmacht, nelle SS o nel neonato esercito di Mussolini. Nelle intenzioni di Hitler, i militari italiani dovevano essere utilizzati come lavoratori coatti da impiegare nelle imprese tedesche che producevano per l'economia di guerra. Nell'audio documentario, i testimoni ricordano le pesanti condizioni di vita e di lavoro: i turni di 12 ore, la scarsissima alimentazione, le punizioni, le decimazioni, il trattamento degradante e le morti. Grazie alle testimonianze di Claudio Sommaruga e Olindo Orlandi, nel documentario "Soldati di Badoglio", seguiamo, tra le altre, la storia di un gruppo di 370 ufficiali che, dopo aver rifiutato per diverse volte il lavoro obbligatorio, viene recluso in un campo di punizione e rieducazione e costretto al lavoro forzato in una fabbrica di Colonia. La particolarità di questa industria – la Glanzstoff & Courtaulds – è quella di essere per metà di proprietà inglese. Non solo: nonostante alla fine della guerra Colonia risulti una delle città più colpite dai bombardamenti alleati, gli stabilimenti della Glanzstoff ne sono usciti intatti. La stessa sorte tocca a un'altra industria a capitale straniero che sorge vicino alla Glanzstoff, l'americana Ford.Ma i racconti dei testimoni di questa storia non finiscono qui. Al loro rientro in patria, vengono accolti con diffidenza. Il loro "no" alla collaborazione con i nazisti e i fascisti – pagato con la prigionia, la fame, il lavoro coatto e migliaia di morti – non viene tenuto sufficientemente in considerazione. Il generale disinteresse nei confronti delle loro vicende li dissuade per molti decenni dal raccontare con orgoglio la propria storia. © 2021 tracce.studio