Ciò che rende unici i racconti di Mary E. Wilkins Freeman non sono le case infestate, i fantasmi e le misteriose presenze, che pure non mancano di tendere agguati al lettore, nascoste nell'ombra delle pagine del libro. Ciò che li rende unici nel loro genere sono le protagoniste, non fanciulle indifese in attesa di essere salvate ma donne che affrontano l'ignoto con perseveranza e determinazione.
Queste delicate storie gotiche, ambientate in quell'America rurale che l'autrice conosceva bene e pervase da una sottile inquietudine che diverrà il marchio di fabbrica dell'horror statunitense, sono al contempo classiche e inaspettate, fedeli ai canoni del genere e al contempo un valido ritratto di come una donna di allora viveva e pensava.
Mary Eleanor Wilkins Freeman (1852 – 1930) è una delle maggiori voci del racconto gotico americano. Nata in una famiglia ferventemente calvinista, diventa scrittrice di professione quando la morte del padre la lascia sola e priva di mezzi. Divenuta ben presto una scrittrice affermata, supera un matrimonio infelice e nel 1926 riceve un prestigioso riconoscimento da parte dell'Accademia americana delle Arti e delle Lettere. Muore per un attacco di cuore a 77 anni.