Napoli. Cesare Dorello è un giovane studente di legge ed è innamorato di Elena, figlia del facoltoso don Liborio. Osteggiati dalla famiglia di lei, i giovani fuggono — con la complicità di don Anselmo, lo zio sacerdote di Cesare — dando così inizio al proprio idillio. L’amore fra Elena e Cesare, tuttavia, sarà ostacolato dalle iniziali ristrettezze economiche, oltre che dai loro caratteri contrapposti. Elena, leggermente frivola e abituata alla vita di società, inizierà ad allontanarsi dal marito, cedendo alle lusinghe di altri uomini. Nemmeno la nascita di una bambina, alla fine, riuscirà ad impedire un epilogo tragico. Verga, con la sua estrema capacità introspettiva, offre a chi legge una storia drammatica ma, proprio per questo, sempre attualissima.
Giovanni Verga (1840–1922) nasce a Catania in un’antica famiglia di origine aragonese. Arruolatosi nella Guardia Nazionale di Garibaldi (1860), si dedica in parallelo alle prime produzioni letterarie, dando vita alla rivista “Roma degli Italiani”. Vivrà a lungo fra Firenze, Milano e Roma — entrando così in contatto col coevo mondo letterario — per poi ristabilirsi definitivamente a Catania (1893). Verga è considerato il massimo esponente del Verismo e, con capolavori assoluti quali “I Malavoglia” e “Mastro-don Gesualdo”, ha conosciuto grandissima fama, ottenendo nel 1920 anche la nomina a Senatore del Regno d’Italia.