Più di vent’anni sono trascorsi dall’ultima traduzione italiana del Faust di Goethe. Alle numerose traduzioni che si sono avvicendate nel corso di quasi due secoli, si sono cimentati traduttori dall’estro più diverso: poeti, accademici, nobili e perfino grandi industriali. In questo caso, sorprendentemente, uno psicanalista. E, ancora più sorprendentemente, in una versione in rima ma con la scommessa di rispettare la natura originaria del poema goethiano. Quale ragione può averlo spinto a una simile impresa? Egli afferma che la ragione è witzig, spiritosa, come il testo del Faust, che è spiritoso prima di essere faustiano. Ha lo spirito della tragicommedia, non solo tragico, non solo comico. È lo spirito che lo psicanalista rintraccia in molte delle sue sedute, che un po’ fanno piangere, un po’ ridere. Uno spirito tenue, che la poesia e la rima riescono a trasmettere, ma che sfugge alle traduzioni in prosa.