In questa commedia di Carlo Goldoni, scritta nel 1751, Molière aspetta con ansia l'autorizzazione del Re per poter mettere in scena il suo Tartufo osteggiato dai molti ipocriti del tempo. Goldoni coniuga le vicende del grande autore legate alla recita, con un'atroce burla giocata ad uno di loro, all'amore, in odore di incesto, per Armande la figlia della Bejart, sua amante.
“Il Moliere” è un'opera di cui Goldoni andava fiero e che i contemporanei seppero apprezzare. Eppure essa non è né priva di interesse, né marginale nella produzione dell'autore. È infatti documento di un momento molto critico nell'itinerario professionale e artistico di Carlo Goldoni: attesta il suo dover confrontarsi con un pubblico – quello torinese del 1751 – che non lo misura con la Commedia dell'Arte in declino, ma con Molière, l'indiscusso maestro della commedia nell'Europa del tempo. Un confronto grazie al quale l'autore seppe riflettere sul suo rapporto con il commediografo francese e sul valore della sua riforma in un contesto europeo.