“Un osso di morto” racconta in prima persona, la storia del protagonista di cui non si conosce il nome, che dopo aver assistito ad alcune sedute spiritiche, decide di invocare lo spirito di un suo conoscente, un professore universitario, morto poco tempo prima. Inaspettatamente lo spirito del professore si manifesta e attraverso la scrittura gli presenta una macabra richiesta. Torna d'attualità la Scapigliatura, movimento letterario e artistico in polemica contro la classe politica corrotta e lontana dagli ideali di libertà ed eguaglianza sociale. La poetica di Tarchetti e degli Scapigliati prende linfa dal substrato sociale degli emarginati: i senzatetto, i “nomadi”, i forestieri, i liberi pensatori trattati spesso come malati psichiatrici. “Un osso di morto” fa parte di una raccolta chiamata “I racconti fantastici” che comprende due sezioni: “I fatali” e “Pensieri”. “I racconti fantastici”, scritti tra il 1867 e il 1869, evidenziano la sperimentazione e l'impegno letterari tipici degli Scapigliati, caratterizzati da un lato dalla denuncia sociale e politica, dall'altro da una predilezione per l'orrido e il macabro (metafore della corruzione).
Impiegato al commissariato militare (l'affinità con Foscolo, che aveva ricoperto un analogo ufficio, gli suggerì l'assunzione del secondo nome, Ugo), abbandonò il posto nel 1865 dopo avere scritto pagine assai dure contro l'esercito e in genere contro tutti gli organismi ispirati al principio d'autorità (tale tematica tornerà nel romanzo Una nobile follia, 1867, primo di una serie, mai completata, di Drammi della vita militare). Si dedicò quindi, prevalentemente a Milano, al giornalismo e a una disordinata attività letteraria, unendosi al gruppo degli scapigliati, di cui, con le sue pose eccentriche, fu uno dei più tipici esponenti. Scrisse versi (pubbl. post., con alcuni poemetti in prosa, a cura di D. Milelli: Disjecta, 1879), in cui si avverte ancora la presenza di un'accesa sensibilità romantica, e soprattutto racconti (L'innamorato della montagna, Racconti fantastici, Racconti umoristici, Storia di una gamba, tutti pubbl. nel 1869), ispirati in parte a un garbato e felice umorismo e in parte al gusto del macabro caro alla moda del tempo, in cui rivela un estroso gusto di scrittore, aperto agli influssi della letteratura francese (Baudelaire) e tedesca (Hoffmann). Il suo romanzo più impegnativo, Fosca, incentrato su una torbida vicenda sentimentale, rimasto interrotto a causa della prematura morte per tisi di T., fu completato e pubblicato dall'amico S. Farina nel 1869.