“Fateci caso: se lo scopo dell’umanità è il bene, la bontà, l’amore, quel che volete; se lo scopo dell’umanità è quello enunciato nelle profezie, ossia che tutti gli uomini si congiungeranno nell’amore, che il ferro delle lance verrà trasformato in falci, e così via, allora che cosa impedisce di raggiungere questo scopo? Le passioni. Dalle passioni nasce il più forte, il più cattivo, il più ostinato di tutti gli amori: l’amore sessuale, carnale…”.
Pubblicato nel 1891, questo breve romanzo di Tolstòj fu censurato, per la scabrosità delle tematiche affrontate, dalle autorità russe, tanto che la sua pubblicazione dovette sottostare all’approvazione dello zar Alessandro III e della zarina Maria Fedorovna.
Su un treno, un mercante, un avvocato, una distinta signora e il narratore discutono sul senso dell’amore e del vincolo matrimoniale, quando sopraggiunge un imperscrutabile signore calvo che comincia non solo a negare l’esistenza di un amore che trascenda dalla mera passione carnale, ma arriva a denunciare come truffa qualsiasi legame coniugale.
Costui è da poco stato prosciolto per l’omicidio della moglie. Rimasto solo con il narratore, egli analizza i fatti che lo portarono a commettere realmente quel brutale assassinio: da un’adolescenza dedita ai piaceri carnali, all’innocenza corrotta dagli adulti, dalla scuola, all’incontro con una bella ragazza di famiglia agiata.
Lev Nikolaevic Tolstoj (1828–1910), scrittore e filosofo russo, acquisì fama mondiale dopo la pubblicazione di Guerra e pace (1865–1869) e Anna Karenina (1877).