Il De brevitate vitae è il decimo libro dei Dialoghi di Seneca. Indirizzato al quasi coetaneo padre della giovane moglie, il cavaliere Pompeo Paolino, che aveva l’importante incarico di prefetto dell’annona, cioè d’allestire la raccolta e distribuzione di grano per l’intera città di Roma, il filosofo arriva a dare all’amico il saggio consiglio di lasciare la vita pubblica e fare vita ritirata, cambiando la prospettiva con cui guardare la propria esistenza. La vita risulta breve alla maggior parte degli uomini perché persi in occupazioni vane, nel rincorrere un’effimera ascesa sociale e politica, dedicandosi invece al miglioramento di sé, alla conoscenza ed al sapere, la vita risulterà lunga abbastanza per raggiungere gli obiettivi prefissi.