La vita di Michele, dall’infanzia alla piena maturità, è dipinta in tutte le sue sfaccettature nel volume di Pasquale Afferrante. Un’esistenza dura la sua, al pari di quella dei genitori, e di moltissimi altri individui che hanno la sfortuna di nascere poveri e di non incontrare occasioni di fare quel salto sociale che permetterebbe loro di trovare finalmente serenità in tutte le sfere, dalla lavorativa a quella affettiva. La lontananza dalla famiglia sin dalla giovane età a causa della decisione “obbligata” dei genitori di mandare il piccolo Michele e la sorellina in collegio, mentre il padre ripiegava come emigrato all’estero e la mamma rimaneva nel paesino nel sud dell’Italia occupandosi di piccole mansioni domestiche e nei campi soddisfacendo così il suo sostentamento. La riunificazione alla famiglia dopo alcuni anni fanno tornare Michele nel pieno di quell’affetto della casa natia che tanto gli era mancato; tuttavia è ancora l’assenza di denaro e di certezza a dargli molto da pensare. La mancanza di stabilità, le continue tensioni e i compromessi a cui Michele deve sottostare investono anche la sua sfera sentimentale nella quale si trova troppe volte a essere un ripiego per donne innamorate di lui ma anche di una ricchezza e di una bella vita che però Michele non può di certo garantire. Ragioni di calcolo, biechi danneggiamenti e castighi amareggiano la sua vita e lo inducono a continue quanto immeritate delusioni. Sarà però ancora una volta il lavoro a incidere profondamente sulla sua esistenza, dandogli una possibilità di emersione dalla povertà che sino ai suoi 34 anni gli era stata preclusa.