Guido Conforti – uomo colto, impegnato e professionale – più che quarantenne e quasi cinquantenne, viene licenziato ed è costretto alla giovanile arte dell’invio curriculum e del sostenere colloqui. Trova lavoro in un call center, tra cuffie e telefoni, con colleghi più che ventenni e quasi trentenni che non sanno come si costruisce un futuro, ma cercano comunque di cavarsela.
Un confronto generazionale, immersi nell’efficientismo e nel precariato contemporaneo che detta tempi, ritmi e relazioni, con interlocutori quasi trentenni – i waiters – a cui il presente sembra sfuggire di mano mentre vorrebbero solo far funzionare il mondo che li circonda.