Quando Carlo Linati pubblica “Sulle orme di Renzo” (1919), scritto durante il primo conflitto mondiale, è già un autore affermato. Tale opera rappresenta un suo tentativo — a cavallo fra reportage di viaggio e saggio letterario — di risalire alle fonti della «lombardità", sulla scia dei grandi autori che costituiscono i suoi punti di riferimento: Cantù, Beccaria, Cattaneo, Verri e, immancabilmente, Alessandro Manzoni. A questo proposito, quindi, ripercorrere il viaggio compiuto da Renzo Tramaglino, da Milano fino all’Adda, offre a Linati la possibilità di addentrarsi nei territori che ama, offrendo a chi legge le coordinate ideali per potersi immedesimare in colui che, a detta dell’autore, incarna l’archetipo stesso del “lumbard”. È proprio lui, infatti, il Renzo protagonista dei “Promessi Sposi”, il «simbolo più schietto della nostra terra”: una terra che rivive nelle pagine appassionate di questo libro…
Carlo Linati (1878–1949) nasce a Como da una famiglia originaria di Gravedona. Laureatosi in legge all’Università di Parma (1906), esercita brevemente la professione di avvocato a Milano. In quegli stessi anni inizia ad ottenere un certo successo anche come scrittore, dapprima con la stesura di racconti e romanzi allegorici, poi, soprattutto, con i suoi celebri resoconti di viaggio: collaborando col Touring Club Italiano, Linati girerà infatti l’Europa con i più svariati mezzi, pubblicando vari reportage sulle principali testate italiane. Estremamente legato alla sua terra — celebrata in romanzi come, ad esempio, “Cantalupa” — Linati si distingue anche come brillante traduttore di James Joyce, con cui intrattiene un lungo rapporto di amicizia.